giovedì 22 ottobre 2015

Pay to Play - Giusto? Sbagliato?

Il Pay to Play (letteralmente paga per suonare) è uno degli argomenti più discussi della musica moderna.
Sostanzialmente si tratta di pagare uno slot per aprire davanti a una band già affermata, che essa sia in tour o in data singola.
Ovviamente qui il mondo si spacca in due: chi pensa che sia giusto e chi pensa che sia sbagliato.
Ognuno ha delle ottime motivazioni dalla propria parte, ma facciamo il punto della situazione.

Il 90% delle band che mettono in atto il Pay To Play sono band affermate nel proprio genere, ma non così tanto da portare avanti un tour da sola.
Infatti, per quanto siano i guadagni, la spesa per un tour europeo o mondiale su grandi palchi non è una cosa da poco. È difficile uscirne con un grosso positivo, o perlomeno in pari.
Tra spostamenti, staff, backline, equipment (anche a noleggio) e spese varie (senza calcolare relative rotture dell'equipaggiamento strada facendo), quasi tutto il compenso delle band va a saldare le spese per portare in giro tutto il circo.
Così, si ricorre al PTP. Io offro a chi vuole l'opportunità di suonare davanti al mio pubblico che potrebbe aggirarsi su diverse centinaia di paganti. Se te la cavi bene e hai un progetto valido (e il linea con chi stai aprendo), potresti andare a pescare da un bacino molto più grande del tuo nuovi "clienti", oltre al fatto che puoi metterti a curriculum quella data piuttosto succosa.

E qui la domanda è "Ma scusa, cosa lo metti a curriculum? Del resto hai pagato, mica sei stato così bravo da guadagnartelo quel posto!".
È giusto, ma anche no. Perchè comunque è vero, si paga per accedere allo slot, quindi virtualmente (perchè comunque c'è un limite a tutto, non bastano i soldi) tutti possono accedere a quello slot, ma d'altro canto hai investito per quell'evento. E posso giurarvelo, quello è la prima cosa che guarda chi conta e vuole investire a propria volta su di te.
Perchè comunque hai dato prova che il tuo progetto è qualcosa di sensato, su cui vuoi e puoi investire, quindi è anche più difficile che tu sciolga il progetto dal giorno alla notte, visto i soldi che hai messo in ballo. Una sicurezza in più per chi vuole investire su di te.
È, insomma, il discorso che ho approfondito negli altri post. La band o il musicista che vuole fare sul serio deve e vuole investire, oltre che avere un progetto valido. Poi è ovvio, se hai soldi infiniti ma non riesci a mettere in fila tre accordi, è molto difficile portarsi a casa quegli slot (difficile, ma non impossibile. Dipende poi da quanto il management ha sete di soldi).

martedì 20 ottobre 2015

Una scelta costosa - Parte 2

Purtroppo essere un musicista professionista non è solo saper suonare.
Bisogna sapersi muovere nel music business, bisogna saper fare le scelte giuste e bisogna saper dove spendere e investire.

Qui entra in gioco il discorso della band. Giusto oggi mi hanno passato un commento di un ragazzo che gestisce una booking agency:
"La musica genera lavoro. Il lavoro genera i soldi. I soldi generano la tua produttività. La tua produttività genera musica. Continuate voi il loop. Un servizio va pagato. Ficcatevelo in testa. Una band é una società. Belli. LE BAND HANNO UNA PARTITA IVA. Esattamente come le booking e le labels. Fatturano, versano contributi. "

Il fatto è questo: la band è una società. Quindi bisogna sapere dove investire.
Se vuoi fare cose professionali, è ovvio che devi appoggiarti a servizi professionali, quindi investire su una booking importante che sappia dove piazzarti, su un produttore che sappia rendere appetibili per il grande pubblico i tuoi lavori e così via.
Ovvio, dovete avere un valore sul mercato, ma mi sembra una cosa piuttosto scontata.

Come raggiungere però questo valore?
Ora siamo nell'era di internet e di Facebook quindi, oltre suonare in giro il più possibile (e spero che sia una delle vostre prime priorità), bisogna agire anche sulla rete.
Una buona pagina Facebook è un ottimo biglietto da visita, oltre che uno dei mezzi di comunicazioni più completi e potenti che ci sia nel 2000. 
Chiunque tu sia, la gente ti cercherà su Facebook. Qualsiasi aggiornamento tu farai, lo farai sicuramente attraverso FB, e non attraverso il tuo sito internet perchè, in fondo, i siti internet non se li caga più nessuno.
Quindi investite in campagne Facebook, evitate lo spam, perchè è il modo più sbagliato di cercare assensi e visualizzazioni. Campagne, sponsorizzazioni e simili solo il modo più veloce per uscire dal marasma delle band emergenti, puntando a post intelligenti e studiati.
Per Youtube è lo stesso discorso. Un videoclip ben studiato vale tanto quanto decine di live in giro per le città. Ti da visibilità e mette in luce quello che vuoi fare. Bisogna arrivare ben preparati e con le idee chiare, perchè il filo che divide il vincente dal ridicolo è davvero fino. Se non potete permettervi un buon videoclip o non sapete come muovervi, aspettate. Chiedete consiglio. Non rischiate.

Giocate anche sul vostro stile sul palco, sull'aspetto visivo e l'impatto scenico!
Questo è tutto in mano vostra, al vostro livello di DIY (Do It Yourself) e dalla vostra fantasia.
Banner, bandiere, luci... Sono tutti investimenti che possono fare la differenza tra voi e una band media di qualsiasi livello. Anche pochi euro possono innalzarvi, con la giusta fantasia. 






venerdì 16 ottobre 2015

Una scelta costosa - Parte 1

Ovviamente a me piace complicarmi le cose, cosi inizio il mio primo "vero" post su questo blog parlando di forse umo dei temi più delicati: i soldi.
Non parlo di come guadagnarli, (quello bene o male sto cercando di capirlo anche io) ma bensì di spese. Di quanto la musica sia, se fatta in modo professionale, un delicato equilibrio tra spese e passione.
Purtroppo l'era del "ho un sogno e una chitarra" è finito circa negli anni '70, quindi ora bisogna concentrarsi in modo intelligente su come muoversi in questo ambiente, badando bene a non sprecare soldi inutilmente o ancora peggio sperando di arrivate in vetta a costo zero.
Ho deciso di dividere questo articolo in due parti,  per non risultare la persona più prolissa del creato.
Questa prima parte tratterà quello che è più o meno immediato e tangibile per un musicista, mentre la seconda parte parlerà di quello che è più il risvolto "manageriale" e moderno della nostra passione.

Beh, da dove iniziare se non dalla base: la strumentazione.
La strumentazione da sola fa già un buon 50% delle spese "immediate" a cui un musicista professionale deve pensare.
Iniziando dal proprio strumento (nel mio caso il basso), si passa subito a un buon sistema di amplificazione. Nel 99% dei casi si parla sempre di una testata e cassa. E fidatevi,  con solo questi tre (basso, testa, cassa) abbiamo già speso un bel gruzzoletto (2-4 mila euro? Quello dipende dalle occasioni, dallo strumento e da tante altre variabili, ma sicuro sotto i 2mila non si scende)
Ovviamente non è un blocco unico da comprare, ma è una spesa obbligatoria se si vuole far sul serio.
Ricordate che il vostro stile è derivato sia da voi che dallo strumento e da tutto quello che ci sta intorno. Un buon suono non è fatto solo da un bel tocco.
E ovviamente il prezzo sale se si punta al top di gamma, ma è un sacrificio che a mio avviso vale la pena pagare.
Ricordate che l'anello più debole della vostra catena è, purtroppo, anche l'apice della vostra qualità in termini di prodotto.
Esempio pratico: avete comprato 5000€ di testata/cassa Ampeg. Modello top di gamma. Suono da paura. Ci collegate un set di pedalini berhinger da 20€ ed ecco che il vostro top di gamma viene letteralmente devastato dalla fuffa più grossa sul mercato.
Quindi, davvero, stringete i denti e risparmiate un po' di più.
Cercate del buon usato. Setacciate internet,  ma puntate sempre al meglio.

Altro punto importante che richiede (stavolta a lungo termine) parte del nostro denaro è lo studio.
Potete dire quello che volete, ma non si smette mai, mai, mai di imparare. Il batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith, va tutt'ora a lezione. E non è che lui sia un cane a cui serva.
Però la musica è anche questo, una ricerca continua della nostra arte, e spesso abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi, sia tecnicamente che teoricamente.
Che voi andiate all'Accademia di Musica,  in una scuola privata o da un singolo maestro, ci sarà sempre una retta da pagare, più o meno costosa. Anche questa è una spesa basilare. Bisogna saper suonare ogni giorno in modo migliore, per puntare in alto. E questo non avviene per magia. Bisogna impegnarsi e studiare, venendo seguiti da qualcuno che concentri le nostre fatiche al meglio facendoci migliorare nel minor tempo possibile.
Il tempo è denaro e qui stiamo appunto parlando di quello.

Una cosa che non tutti contano riguarda un buon sistema con cui trasportare il nostro equipaggiamento. E parlo di flight case, casse, borse, valigie ecc. che ci aiutino a portare la nostra amata roba da un punto A a un punto B.
E anche qui non si scherza. Io ho sempre cercato di prendere il meglio che potevo. La mia G&K è piazzata dentro un flight case della Proel da 120€. E voi direte: "Aki, davvero hai pagato una scatola 120€?"
Si. Perchè quella scatola è studiata per proteggere a prova di bomba la testata. Insomma: oggetto costoso = forziere cazzuto.
Sempre meglio che comprare ogni due mesi 800 euro di testata, no?
Quando vi troverete a viaggiare con la vostra roba, capirete il vero valore di avere delle sicurezze.
Evitate ad esempio le borse morbide per chitarre e bassi. Ho visto non poche volte chitarre detonare compresse nei bagagliai. Investite un po' di più e comprate dek case rigidi o semirigidi, ma che proteggeranno il vostro strumento da quasi tutto.
La prudenza, on the road, non è mai troppa.

Concludendo questa parte, quello che voglio sottolineare non è che voglionfarvi paura con tutti questi numeri, ma piuttosto che non bisogna lasciare nulla al caso, che a volte bisogna fare dei sacrifici per quello che amiamo. Purtroppo la musica è tanto bella quanto costosa, se fatta seriamente.
Ma questo non ci ferma, perchè in fondo tutto quello che spendiamo oggi lo riguadagneremo domani (e anche di più) se manteniamo la testa sulle spalle e ci impegnamo fino in fondo. :)

giovedì 15 ottobre 2015

01. Presentazioni!

Credo che sia lecito iniziare quest'avventura raccontando qualcosa di me.
Mi chiamo Aki, ho 25 anni e il mio ideale di vita si basa sulla musica.

Che dire? Ho deciso di aprire questo blog più che altro per raccontare la vita di qualcuno che si impegna di fare della musica la propria vita, sia lavorativamente che spiritualmente.
Insomma, una finestra aperta sui pensieri, le abitudini, i modi di fare e di pensare su di me, sulla mia band e sul mio percorso di studi.

I pensieri, ovviamente, saranno a caldo. Su quello che penso in quel momento, su quello che vivo, su quello che sento, così da vedere via via come aumenta l'esperienza e il modo di pensare.
Proprio per questo sarà divertente rileggere poi i vecchi post per vedere che, in fondo, non ci avevo capito proprio un cazzo della musica.

Che altro dire? Studio basso alla scuola BassLab di Bologna assieme al maestro Tiziano Zanotti e canto alla scuola di musica Martò, sotto le direttive della mia insegnante Michela Calzoni.

Suono in una band, i We Have The Moon, con cui stiamo cercando via via di ricavarci uno spazio nel mondo della musica italiana e mondiale, tra qualche migliaio di casini e fatiche. Nonostante tutto, ora stiamo riuscendo a far girare le cose con un gruppo ben compatto e motivato!

Credo che per ora possa bastare, nei prossimi post vi racconterò un po' quello che è stato, quello che è e quello che sarà di questa avventura :)


Cya!